Leggere il susseguirsi dei fatti storici è un conto, leggere il diario di una persona che li ha vissuti, è un altro. Un diario non racconta in modo generale un periodo storico, ma racconta come una persona ha vissuto quel momento e ci permette, in parte, di entrare nel quotidiano dei giorni di guerra.
Sapere che ci sono state delle battaglie è un conto, leggere di chi ha visto passare una 420 sulla propria testa e poi i soldati che, con i sacchi, andavano a raccogliere i pezzi dei propri compagni dilaniati dall’esplosione, è qualcosa di differente.
E queste prospettive servono entrambe.
Il diario che vi propongo è quello del tenente Roberto Grizi, parte del Genio militare, ingegnere, che si occupava di dirigere i lavori per la creazione di trincee, postazioni, gallerie.
Non è una vita vissuta in prima linea (anche perché sono pochi che possono raccontarla), ma emergono aspetti difficili da immaginare quando si studia la storia “scolastica”. Quello che forse maggiormente colpisce è quel senso di quasi-normalità in quella che per noi lettori è invece una situazione sconvolgente e inacettabile.
E’ un senzazione che personalmente ho trovato in diversi altri diari: probabilmente anche la guerra dopo un po’ diventa normalità aiutata da un cultura ormai molto lontana dalla nostra.
Ho messo a disposizione il file originale perché non mi è stato possibile ritrovare il link che credo sia della Regione Marche.