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Le gallerie nella prima guerra mondiale

Chi frequenta le montagne teatro della prima guerra mondiale, sa benissimo che sono piene di gallerie e di ripari scavati nella roccia. Alcuni sono noti e visitabili, altri sono stati dimenticati e si intravedono per caso dietro la vegetazione che ormai ha preso il sopravvento.

Uno studio della società italiana gallerie analizza queste opere ingegneristiche della grande guerra ed è una lettura molto interessante che fa vedere come la tecnologia sia sia evoluta velocemente per inseguire le esigenze militari, passando dalla foratura con punta e mazzetta ai perforatori motorizzati.

Non mancano foto e disegni, anche d’epoca, sia di fonte italiana che di fonte austriaca.

Citando un piccolo passaggio: “per aprire un foro da mina occorrevano due operai: uno impugnava un’asta cilindrica di acciaio e appoggiava l’estremità sagomata appositamente per il taglio, mentre l’altro colpiva con una mazza la testa. A ogni colpo occorreva ruotare l’asta di una frazione di giro e frequentemente pulire il foro prodotto; con un diametro dell’asta di 3 cm si poteva ottenere un foro di 4 cm. Inoltre (in questi fori) lunghi sino a un metro, la cartuccia occupa da ¼ a ½ del foro, a seconda della qualità
della roccia. Ogni squadra è formata da 2 o 3 uomini con 3 o 4 pistoletti, 1 mazzetta, 1 nettamine, 1 asciugatoio, stracci e acqua; ogni 5 o 10 squadre occorre una fucina, l’incudine e un martello …
Una squadra in un’ora fa in roccia granitica da 0,12 a 0,2 metri di foro; in roccia compatta da 0,2 a 0,25; in roccia calcarea da 0,75 a 1 metro
.”

Batteria in galleria di Monte Pianbello

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