Il libro “Guerra sulle alpi” di Fritz Weber apre con il racconto del bombardamento da parte degli italiani sul Forte Verle (il nome esatto sarebbe Forte Busa di Verle o Werk Verle).
Il libro racconta l’inizio della guerra vista dagli austriaci, punto di osservazione che siamo poco abituati ad approfondire essendo “eredi” della fazione opposta.
L’Italia aveva dichiarato guerra all’Austria-Ungheria e aveva iniziato a bombardare i forti oggi in territorio italiano, ma all’epoca in territorio austriaco tra i quali ForteVerle, Forte Vezzena, Forte Campo Luserna.
Ora sono ruderi meta di bellissime passeggiate, ma all’epoca erano considerati delle fortezze poste a difesa del confine dell’impero… salvo poi scoprire che non erano così resistenti alle nuove e grosse artiglierie (lo stesso discorso varrà per i forti italiani bombardati dagli austriaci).
Ma in che cosa consisteva un bombardamento? Vedendo i forti si può pensare a qualche bomba buttatagli esattamente sopra. In realtà centrare un forte da oltre 5 chilometri di distanza (quanto separa, ad esempio, Forte Verle da Porta Manazzo) con la precisione dell’epoca, significava sparare centinaia se non migliaia di bombe.
Questo spiega anche perché fare il recuperante era profittevole e pericoloso: di materiale ce n’erano centinaia di tonnellate (una singola granata da 280 mm pesa oltre 200 kg) e molto rimasto inesploso.
E cosa è rimasto di tutti questi orribili giorni? A parte le schegge che con un cerca metalli si trovano in quantità, i prati sono ancora testimoni della “pioggia di acciaio”, come è chiamata nel libro.
Un occhio allenato lo vede anche sul posto, ma il modo migliore è usare la tecnologia e le mappe online:
Se non vedete nulla di particolare, questa è la stessa foto di sopra, ma con i puntini gialli ho evidenziato quelle che sembrano piccole buche nel terreno. Lo sono in effetti, sono i crateri lasciate dalle bombe e non ancora cancellati dal tempo.
Ne ho segnati solo alcuni perché l’occhio inizi a riconoscerli. La foto inoltre è di qualità bassa, ma dopo un po’ si intuisce che quel prato butterato non è altro che il risultato di un bombardamento avvenuto più di 100 anni fa.
Quando andrete la prossima volta a visitare questo forte (o uno dei tanti altri che ci sono tra Veneto e Trentino), i prati attorno mentre mangiate il vostro panino non saranno più gli stessi.
Foto di copertina: © Matteo Ianeselli / Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0